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Dagli ambulanti alla sfida digitale: 50 anni di Confesercenti

Confesercenti Alto Adige compie 50 anni di attività e festeggia giovedì a Castel Mareccio. Una storia nata nel 1972 in un piccolo spazio in via Valdagno e che ha attraversato la lotta alla grande distribuzione ma anche l’esplosione dei servizi. Fino al mondo di oggi quando il digitale impone un ritmo galoppante e l’economia è sempre più comunità

Inizialmente furono gli ambulanti. Precisamente tutti i banchi alimentari. Era il marzo 1972 quando Confesercenti decise di aprire la sua sede altoatesina: un legame nazionale forte ma anche la voglia di rappresentare il commercio locale. Una voglia di fare squadra che ha compiuto 50 anni che saranno festeggiati dall’associazione a Castel Mareccio (l’anno scorso non fu possibile perchè l’associazione era attesa dal congresso di rinnovo delle cariche). A conti fatti, però, a quel primo tavolo si riunirono in venti, forse qualcuno di più. Il primo vero ampliamento avvenne qualche mese dopo includendo i gestori degli impianti di benzina e poi alcuni negozianti di generi alimentari. Uno zoccolo duro di quaranta imprenditori che, come spesso accade, trovano un’unione fortissima dalla voglia di trovare una forma di rappresentatività nuova e autonoma. Bisogno e voglia di qualcosa di nuovo. In altre regioni del Paese si iniziava a sentire il vento verde di “questa nuova Confesercenti”: c’era voglia di sentirlo spirare anche a Bolzano.

La prima sede e quell’unico impiegato

La prima sede fu in via Valdagno, strada stretta come quella da percorrere per crescere. Un negozio dismesso di quattro metri per quattro con una scrivania, una decina di sedie, una macchina da scrivere e un telefono. La vera ricchezza, però, era il primo impiegato. L’unico e, in quanto tale, autentico factotum. Non era nemmeno così semplice pagarlo: le quote dei pochi iscritti e il ricavato di due festi campestri (al netto delle spese vive) garantivano la quadra. Erano anni, però, dove si annusava il boom e quando qualcosa ingranava lo faceva davvero: già nel 1973 la crescita degli iscritti e delle entrate portò a due nuovi impiegati e un cambio di sede in via Novacella. Appena più grande ma sufficiente per tre. Come le famiglie che si allargano. Il 1973 fu anche il primo anno in cui si iniziò a tenere la contabilità degli associati: nascono, di fatto, i servizi. Così, con naturalezza, come le migliori idee.

La crescita esponenziale e l’approdo a Merano e Trento

La crescita esponenziale degli associati portò ad un nuovo trasloco in via Genova in coabitazione con CNA: almeno fino a quando la crescita di entrambe rese necessario separare le sedi fisiche. Una comune nascita in culla, però, fu replicata anche a Merano e Laces. Specie l’atterraggio nel cuore della Val Venosta stupì positivamente.  L’espansione, nel frattempo, riguardava intere categorie e non solo soci: entrarono in Confesercenti anche i rappresentanti di commercio, i pubblici di esercizi e il commercio fisso portando l’associazione ad una fisionomia più simile a quella attuale. Entra anche una categoria che profuma di nostalgia: gli operatori dello spettacolo viaggiante.

La Legge Vicentini e la lotta alla gdo

Altro cambio di sede nel 1980 quando ci si trasferì prima in via Tre Santi e poi via Macello con la Legge Vicentini che introdusse la contabilità generale anche per le piccole imprese scaraventando i servizi al centro dell’essenzialità strategica. Tradotto: maggiore offerta, maggiore resa e maggiore necessità di risorse. Di conseguenza nuovo personale e nuovi impianti. Cambiava anche il clima attorno alla rappresentatività politica con un lento ma significativo riconoscimento. Furono gli anni Ottanta della deflagrazione della grande distribuzione alimentare con quote di mercato sempre più ampie e i piccoli esercizi sempre più a rischiare la fine del vaso di coccio tra quelli di ferro. In particolare le latterie iniziarono un declino difficile da arrestare. Iniziava in quegli anni anche la ristrutturazione dei distributori di carburante. Spinte sociali che portarono Confesercenti a definirsi sempre più in una dimensione di sindacalizzazione.

Il nuovo millennio e l’economia che diventa comunità

Gli anni Novanta furono il trampolino verso il nuovo millennio con un progressivo ampliamento dei servizi un ruolo sempre più centrale della rappresentatività. Sono anche gli anni del consolidamento delle feste in tutti i quartieri che saldano l’associazione alla città. La più celebre, la Festa delle Api in via Resia all’Immacolata nata nel 1996, ancora oggi conferisce il suo nome al tradizionale mercato. La crescita di soci e di responsabilità porta anche ad una centralità del ruolo politico che, inizialmente, era stato difficile ottenere. La storia moderna, inoltre, porta Confesercenti nella sede attuale di via Roma che a fine 2000 viene acquistata. Un passaggio chiave perché getta le basi di un futuro certo e strutturato: un avamposto sicuro che mette definitivamente fine ad un lungo spostarsi nel capoluogo. Inizia il percorso che porta l’associazione di categoria ad essere una rotella fondamentale nel complesso meccanismo dell’economia altoatesina e italiana. Un “player centrale” come vuole la descrizione del linguaggio moderno. Sono gli anni di una coscienza sempre maggiore dell’essere comunità, a partire dal ruolo di tutela, sviluppo e potenziamento del commercio di vicinato nei rioni. Confesercenti, che oggi conta 30 persone operative, diventa parte integrante della vita popolare di questa terra. Il tutto con un mondo che accelera più veloce imponendo il suo ritmo digitale e passando attraverso una crisi epocale come quella causata dalla pandemia. Superata con la stessa forza che trascina verso le sfide del futuro: il gruppo. La nostra comunità.

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